La costruzione
Fra le caratteristiche peculiari dell'organo la principale è sicuramente la sua unicità. Ogni strumento è un “unicum” molto distante dall'idea odierna della “produzione seriale” e quindi molto più legato al mondo dell'artigianato artistico in ogni fase della sua realizzazione, dalla progettazione, all'esecuzione operativa fino all'installazione finale.
Occorre anche aggiungere che non esiste un “modello” di organo ideale, immutabile nel tempo, né per quanto riguarda gli aspetti tecnici (trasmissione, tipo di somiere ecc.), né per quanto riguarda gli aspetti fonici. Ciò non significa che l'organaro debba rinunciare a proporre un proprio progetto. E' però vero che egli, anche tenendo conto di quanto tecnica e gusto si siano evoluti nel corso del tempo, nell'ambito della realizzazione di un nuovo strumento deve curare ed approfondire tutti i particolari costruttivi cercando di andare incontro alle esigenze più varie della Committenza, sia quelle più specificatamente tecniche e strutturali, anche in relazione all'ambiente ed all'architettura, sia quelle più legate alla timbrica in stretta relazione alle caratteristiche sonore degli ambienti stessi ed alle finalità di utilizzo dell'organo.
Si parte dalla progettazione preliminare: durante questa fase, nella quale vengono analizzati tutti gli elementi che andranno a costituire il nuovo strumento, ricopre un ruolo di primo piano la fonica: questa viene normalmente studiata in collaborazione con l'organista, incaricato dalla Committenza, che propone una disposizione fonica ispirata ad un proprio ideale sonoro. Su tale base, sia la scelta dei registri, sia i i dettagli tecnici che ne definiscono la sonorità vengono specificati in relazione alle caratteristiche dell'acustica dell'ambiente.
Anche la progettazione esecutiva implica un costante confronto con la Committenza soprattutto per ciò che riguarda gli aspetti architettonici, affinché sia garantita un'adeguata integrazione tra esigenze funzionali e dimensione estetica.
La scelta delle soluzioni tecniche e dei materiali nel nostro laboratorio è ispirata a criteri di efficienza e di affidabilità, sulla base di esperienze consolidate in ambito internazionale. In questo senso, risulta di particolare utilità la nostra nostra partecipazione ai corsi di aggiornamento organizzati dall'Associazione Italiana Organari e tenuti da importanti organari provenienti da vari paesi europei.
Occorre anche aggiungere che non esiste un “modello” di organo ideale, immutabile nel tempo, né per quanto riguarda gli aspetti tecnici (trasmissione, tipo di somiere ecc.), né per quanto riguarda gli aspetti fonici. Ciò non significa che l'organaro debba rinunciare a proporre un proprio progetto. E' però vero che egli, anche tenendo conto di quanto tecnica e gusto si siano evoluti nel corso del tempo, nell'ambito della realizzazione di un nuovo strumento deve curare ed approfondire tutti i particolari costruttivi cercando di andare incontro alle esigenze più varie della Committenza, sia quelle più specificatamente tecniche e strutturali, anche in relazione all'ambiente ed all'architettura, sia quelle più legate alla timbrica in stretta relazione alle caratteristiche sonore degli ambienti stessi ed alle finalità di utilizzo dell'organo.
Si parte dalla progettazione preliminare: durante questa fase, nella quale vengono analizzati tutti gli elementi che andranno a costituire il nuovo strumento, ricopre un ruolo di primo piano la fonica: questa viene normalmente studiata in collaborazione con l'organista, incaricato dalla Committenza, che propone una disposizione fonica ispirata ad un proprio ideale sonoro. Su tale base, sia la scelta dei registri, sia i i dettagli tecnici che ne definiscono la sonorità vengono specificati in relazione alle caratteristiche dell'acustica dell'ambiente.
Anche la progettazione esecutiva implica un costante confronto con la Committenza soprattutto per ciò che riguarda gli aspetti architettonici, affinché sia garantita un'adeguata integrazione tra esigenze funzionali e dimensione estetica.
La scelta delle soluzioni tecniche e dei materiali nel nostro laboratorio è ispirata a criteri di efficienza e di affidabilità, sulla base di esperienze consolidate in ambito internazionale. In questo senso, risulta di particolare utilità la nostra nostra partecipazione ai corsi di aggiornamento organizzati dall'Associazione Italiana Organari e tenuti da importanti organari provenienti da vari paesi europei.
Il restauro
Alcuni anni fa venne nel nostro laboratorio il compianto Franz Zanin, molto apprezzato non solo in Italia sia come costruttore, sia come restauratore di organi antichi.
Appena entrato, vide il somiere a vento di un organo antico in restauro, completamente smontato e, osservandolo, disse: “Quanto lavoro e quanta fatica c'è nel restauro di un organo antico! Si ricordi che, se al termine del restauro, quest'organo suonerà bene il merito sarà soprattutto dell'organaro che l'ha costruito, ma se dovesse avere dei difetti la colpa sarà esclusivamente dell'organaro che l'ha restaurato!”.
Quelle parole sono ancora una guida nell'affrontare ogni intervento di restauro, indipendentemente dall'antichità dell'organo di cui ci dobbiamo occupare, poiché descrivono due atteggiamenti apparentemente contrastanti, ma in verità imprescindibili: il rispetto per l'ideale estetico dell'autore dell'organo e, al contempo, la ferma determinazione a far sì che l'organo dia il meglio di sé, sia nella resa fonica che nel funzionamento di ogni sua componente.
Dalla sintesi di tali istanze scaturisce l'esito di un restauro soddisfacente. Per arrivare a tale risultato mettiamo in campo non solo le nostre competenze organarie, ma anche una speciale attenzione allo studio del contesto culturale all'interno del quale lo strumento è nato, nonché del problema delle stratificazioni storiche, ovvero della determinazione di quali elementi non “originali” debbano essere conservati nel corso di un intervento di restauro.
Ed è per tutti questi aspetti che il restauro, pur essendo un'operazione complessa e delicata, ci appassiona tantissimo e costituisce la parte preponderante della nostra attività.
Appena entrato, vide il somiere a vento di un organo antico in restauro, completamente smontato e, osservandolo, disse: “Quanto lavoro e quanta fatica c'è nel restauro di un organo antico! Si ricordi che, se al termine del restauro, quest'organo suonerà bene il merito sarà soprattutto dell'organaro che l'ha costruito, ma se dovesse avere dei difetti la colpa sarà esclusivamente dell'organaro che l'ha restaurato!”.
Quelle parole sono ancora una guida nell'affrontare ogni intervento di restauro, indipendentemente dall'antichità dell'organo di cui ci dobbiamo occupare, poiché descrivono due atteggiamenti apparentemente contrastanti, ma in verità imprescindibili: il rispetto per l'ideale estetico dell'autore dell'organo e, al contempo, la ferma determinazione a far sì che l'organo dia il meglio di sé, sia nella resa fonica che nel funzionamento di ogni sua componente.
Dalla sintesi di tali istanze scaturisce l'esito di un restauro soddisfacente. Per arrivare a tale risultato mettiamo in campo non solo le nostre competenze organarie, ma anche una speciale attenzione allo studio del contesto culturale all'interno del quale lo strumento è nato, nonché del problema delle stratificazioni storiche, ovvero della determinazione di quali elementi non “originali” debbano essere conservati nel corso di un intervento di restauro.
Ed è per tutti questi aspetti che il restauro, pur essendo un'operazione complessa e delicata, ci appassiona tantissimo e costituisce la parte preponderante della nostra attività.
La manutenzione
Un organo è una macchina complessa che ha bisogno di cure costanti. Le polveri che inevitabilmente si depositano sulle varie parti, la penetrazione all'interno dello strumento di corpi estranei (insetti, piccoli animali, calcinacci), il deterioramento dei materiali, la normale usura del tempo, possono compromettere l'efficienza anche dello strumento meglio costruito o restaurato. Per questo è consigliabile procedere a manutenzioni periodiche, al fine di poter rilevare immediatamente anche i problemi apparentemente minori che però, se non risolti tempestivamente, spesso provocano danni maggiori. Accade infatti talvolta che, in assenza di manutenzione, l'organo rimanga a lungo insuonabile a causa di quei piccoli inconvenienti ai quali invece l'organaro potrebbe porre rimedio agevolmente.